Eravamo nel 2008 quando l’Ungheria, allora guidata dai socialisti, ha dovuto fare i conti con l’incubo dell’insolvenza del proprio debito. Per evitare la bancarotta, il governo si rivolse al Fondo monetario internazionale ed all'Unione europea, con i quali ha ottenuto, in cambio dell’adozione di aspre misure di rigore, aiuti pari a 20 miliardi di dollari.
Quelle politiche di austerità, decise a scapito della popolazione, hanno aggravato la situazione economica e le condizioni delle famiglie. Meno produzione e consumi da una parte, più disoccupazione e disagio sociale, dall’altra. Una formula generalizzata, ormai comune a molti paesi dell’Unione (Grecia, Spagna, Portogallo, Italia ecc.) che significa politiche di lacrime e sangue: precariato e disoccupazione diffusi, attacco a pensioni e salari, tagli a sanità, scuola, ricerca.
Nello stato di profondo malessere determinato da queste politiche liberiste, si è inserita, come la storia ci insegna, l’azione dei partiti populisti e neo-fascisti che hanno cavalcato l’onda di protesta dei cittadini. In Ungheria appunto si è affermata la Magyar Polgári Szövetség (Fidesz), apparsa negli anni 90. Ora Fidesz si avvicina molto di più alle altre forze reazionarie, che troviamo sparse in Europa.
Il problema è che per ora, negli altri paesi europei, questi partiti sono generalmente ai margini della vita istituzionale, mentre in Ungheria la Fidesz è al governo del paese, con una coalizione che gode dell’appoggio dei neofascisti del partito Jobbik, tristemente famoso per le squadre paramilitari della “Guardia Nazionale Magiara”, ispirato al Partito delle Croci Frecciate di Ferenc Szálasi, filonazista e antisemita, che governò il paese nel biennio 1944-45.
Al caso ungherese dobbiamo aggiungere le recenti avanzate dei neonazisti di Alba Dorata in Grecia, ma tutto il panorama neo-fascista europeo è in movimento: funzionale a sostenere le politiche di rigore e per attaccare i movimenti di opposizione democratica. Per non parlare delle loro violenze razziste nei confronti di cittadini stranieri, scelti nel loro immaginario e propaganda, come capro espiatorio da additare all’opinione pubblica. Solo se i paesi dell’Unione Europea imboccheranno una strada diversa, per un’uscita dalla crisi economica, rispettosa dello stato sociale e delle democrazia, si potrà sperare in un futuro meno grigio di quello attuale.
Al contrario, la tendenza della “civile” Europa verso il tunnel dell’involuzione antidemocratica, difficilmente potrà arrestarsi. Come democratici e antifascisti dobbiamo impegnarci per impedirlo, anche creando una rete antifascista di respiro europeo.
Nostro contributo pubblicato sul numero di maggio di "InformaScandicci" |
Con questo articolo di Luigi Pandolfi, pubblicato su Micromega On-line del 10 aprile 2013, cominciamo la diffusione sul ns. sito di alcuni approfondimenti che, partendo dalla pesante crisi economica che attanaglia molti paesi europei (Ungheria, Grecia, Spagna, Portogallo, Spagna, Italia ecc.), cercano di capire il legame stretto che vi è fra essa e il diffondersi dei movimenti razzisti e neo-fascisti. L'articolo, partendo dall'analisi del caso ungherese, si interroga sul rapporto fra le politiche di austerità e di tagli allo stato sociale decisi dal potere economico-finanziario in Europa e la parallela crescita delle organizzazioni nere.
"In Italia si studiano i casi di Alba Dorata in Grecia e del Front national Francia, poco si parla dell'Ungheria del leader Orbàn che sta effettuando nel Paese una rivoluzione populistica, nazionalistica e con tratti xenofobi. Il suo partito, pur essendo incredibilmente nel Ppe, è ben distante dai classici valori conservatori del resto d'Europa.
Non ci sono solo i nazisti di Alba Dorata ad insozzare il panorama politico dell’Europa unita. In Ungheria il fascismo, nella sua variante cristiano-nazionale, è arrivato direttamente al governo. E dal paese si scappa, come ai tempi del comunismo, dopo i fatti del ‘56.
Dal 2010 alla guida del paese magiaro è ritornato Viktor Orbàn, leader degli “arancioni” della Magyar Polgári Szövetség (Fidesz), formazione che negli anni novanta si affermò sul proscenio politico del paese con un volto liberale e progressista, decisamente anticomunista, ma ben diverso da quello con cui si presenta attualmente.

Un'inquietante immagine della milizia ultranazionalista del partito neofascista Jobbik arrivato al 17% dei voti in Ungheria
Membro del Partito Popolare Europeo (Ppe), la Fidesz è una forza politica segnata da forti elementi di contraddittorietà, essendo il suo profilo ufficiale quello di un partito moderato cristiano, ma nei fatti la sua natura si avvicina molto di più ai profili di altre forze populiste, nazionaliste, perfino neofasciste, che ritroviamo sparse un po’ dappertutto nell’area continentale.
Il problema è che in altri paesi europei, ancorché rinvigoriti dalla crisi economica, questi partiti sono generalmente ai margini della vita istituzionale, mentre in Ungheria la Fidesz è al governo del paese, con una coalizione che gode perfino del fiancheggiamento dei neofascisti del partito Jobbik, quello delle squadre paramilitari denominate “Guardia Nazionale Magiara”, dichiaratamente ispirato al Partito delle Croci Frecciate di Ferenc Szálasi, filonazista e antisemita, collaborazionista, che resse le sorti del paese a cavallo tra 1944 al 1945.
Certo, se si vanno a leggere i documenti ufficiali dell’Unione Civica Ungherese, anche le sue finalità per come sono espresse nella carta costitutiva, non si trova alcun indizio della sua attuale vena reazionaria e autoritaria. Sono i fatti, nondimeno, le scelte compiute recentemente da Orbàn e dal suo governo, ad incaricarsi di segnalare una pesante anomalia politica nel cuore dell’Europa.
Al primo punto dello statuto c’è scritto addirittura che la Fidesz vuole “promuovere il rispetto per la dignità umana”, “rafforzare lo Stato di diritto e la libertà” per rendere forte il sistema democratico, “promuovere le pari opportunità e tutelare i diritti sia individuali che collettivi”.
Poi però, dal governo, si varano provvedimenti che vanno in una direzione diametralmente opposta a quella che i principi fondativi del partito in astratto indicherebbero, in nome di un progetto politico che, con un’espressione peraltro non tanto nuova, addirittura famigerata nel secolo appena trascorso, viene celebrato come un esperimento di “rivoluzione nazionale”. Vediamo allora in che cosa consisterebbe questa “rivoluzione”, su quale visione del paese poggerebbe.
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STOP FASCISM, STOP RACISM
SERATA di MOSTRE e PROIEZIONE VIDEO MERCOLEDI’ 19 DICEMBRE ore 21,00 CASA DEL POPOLO VINGONE “RITA ATRIA” VIA ROMA 166 – SCANDICCI
A pochi giorni dalla provocazione dei militanti di Casaggì davanti al Russell-Newton, istituo superiore di Scandicci, e ad un anno dalla strage di piazza Dalmazia, l’A.N.P.I. di Scandicci organizza una serata di informazione e discussione sulle nuove destre. In un periodo di grave crisi economica, in cui milioni di persone si trovano senza lavoro, le organizzazioni neo-fasciste cercano spazi di azione e consenso, cavalcando il malcontento e usando slogan ingannevoli.
Come A.N.P.I., Associazione che difende i fondamentali valori della democrazia e della Costituzione, denunciamo le provocazioni fasciste e chiediamo la vigilanza delle Istituzioni, associazioni e cittadini. |

PROVOCAZIONE NEO-FASCISTA AL RUSSELL-NEWTON
Come è già successo a Roma nelle scorse settimane, quando gruppi neo-fascisti hanno fatto irruzione in varie scuole, lanciando slogan e seminando paura fra gli studenti, anche Scandicci, ieri mattina, ha visto l’apparizione di una di queste sigle, il “Movimento studentesco nazionale” davanti al Russell-Newton. Si tratta di un’organizzazione vicina ad Azione Giovani e Casaggì, il centro-sociale di destra di Firenze, tristemente famoso per i suoi manifesti inneggianti ai fucilatori della RSI, nel cui sito vengono vendute magliette con croci celtiche, gladio e tutta la simbologia “nera”. Già da qualche anno i gruppi neo-fascisti - vi ricordate le cinghiate date agli studenti dai militanti di Blocco studentesco nel 2008 a Roma? - cercano di inserirsi all’interno del movimento di protesta degli studenti. Peccato che questi gruppi facciano finta di dimenticare che se la scuola oggi è in queste condizioni, lo devono proprio ai tagli dei governi Berlusconi di questi anni, quei governi pieni degli ex di Alleanza Nazionale ed a braccetto elettorale con le organizzazioni neofasciste. E’ chiara comunque la strategia di oggi, che vede le varie organizzazioni di estrema destra, cercare spazi di agibilità e visibilità fra gli studenti. Come A.N.P.I., organizzazione che difende i fondamentali valori della democrazia e della Costituzione, denunciamo la provocazione fascista organizzata davanti all’Istituto Russell-Newton e chiediamo la vigilanza delle Istituzioni e dei cittadini. Sezione A.N.P.I. Scandicci Scandicci 26-11-2012

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